Un po’ come per Luna Rossa (o la stessa Prada, che organizza le Challenger che condurranno alla 36ma edizione dell’America’s Cup), di cui Panerai è divenuta Official Sponsor e al quale ha dedicato la sua ultima creazione, anche il mito dell’azienda fiorentina è relativamente recente. Non la sua storia, però…
Storia di Panerai che, come vedremo più dettagliatamente, non si perde nella notte dei tempi, ma ci costringe ad andare a ritroso, addentrandoci tra i polverosi tavolacci di un laboratorio toscano, sino alla metà del XIX secolo.
Un racconto che assurge a narrazione di straordinario successo, anche commerciale, quando alla maestria tipicamente italiana si associa il meglio della precisione svizzera, nel perfetto matrimonio tra design e ingegneria orologistica. Vediamo allora come nasce Panerai e come è divenuta una delle marche di orologi più prestigiosa del Mondo.
La storia di Panerai: quando nasce Panerai
La Panerai nacque nel 1860 a Firenze, con un primo laboratorio, con tanto di annesso negozio di vendita, situato sul Ponte Alle Grazie. Questa è la data ufficiale della nascita di Officine Panerai. Nello stesso luogo, inoltre, Panerai realizza, forte della sua maestria ed esperienza professionale, anche la prima scuola di orologeria della città.
Una storia, quella di Panerai, che si interseca a filo doppio con quella italiana, considerando come solo qualche mese prima della sua creazione, Firenze facesse parte ancora del Granducato di Toscana. Solo l’anno dopo, grazie all’esito positivo di un Plebiscito, sarà annessa al Regno d’Italia, con il capoluogo toscano, nel 1865, che ne diverrà, anche se per soli 6 anni, capitale.
Sarà, però, il nipote Guido, ingegnoso imprenditore nonché artista di talento, passato alla guida dell’azienda di famiglia, dopo una serie di traslochi, a stabilire Panerai nell’attuale sede, lo storico edificio in Piazza San Giovanni, davanti al Battistero. Un trasferimento che coincise con l’assunzione del nome Orologeria Svizzera, sia in omaggio alla scuola di riferimento mondiale sia in quanto concessionaria di gran parte delle grandi firme elvetiche, in primis Rolex, per un rapporto esclusivo e privilegiato, che si rivelerà fondamentale in occasione delle prime realizzazioni di orologi a proprio nome.
La storia di Panerai: i primi brevetti e le forniture alle Marine
Ancor più appassionato all’haute Horlogerie del padre stesso, sarà il figlio Giuseppe a far fare il vero salto di qualità a Panerai, inventando tutta una serie di migliorie e di sistemi, ma soprattutto il Radiomir, con il quale, ancora oggi, viene contrassegnata una delle sue gamme di maggior fortuna. Il tutto nonostante poi, negli anni 50′, con la scoperta della nocività di sostanze radioattive, il Radiomir verrà sostituito dal Luminor, a base di trizio
(Isotopo di idrogeno), così come compare scritto nella dicitura di molti quadranti. Partiamo dall’inizio, però, partiamo dal Radiomir.
Il Radiomir Panerai è un sistema che permetteva a quadranti di orologi (ma non meno a congegni di mira o reticoli di cannocchiali) di illuminarsi al buio, migliorandone fortemente la visibilità notturna. Un brevetto, che risale addirittura al 1916, e che vedeva l’utilizzo di una speciale polvere di Radio (da qui il nome) che, grazie alla grande tenuta sott’acqua, ma soprattutto della grande visibilità garantita anche in condizioni di scarsa luminosità, diverrà centrale nella produzione Panerai.
Un processo per nulla banale, considerando come prevedesse una miscela di fosforo e materiale radioattivo in pasta, che veniva inserito in piccoli fori nel materiale del quadrante. Una grande magia, per il tempo, che fece si che la Regia Marina si interessasse all’azienda toscana, che ne divenne, non per nulla, fornitore per i motoscafi siluranti (i Mas), ma non meno per i sistemi di puntamento dei cannoni.
Un rapporto sempre più stretto che vide la Panerai, negli anni antecedenti al secondo conflitto mondiale, realizzare per gli incursori della Regia Marina Italiana i primi prototipi di Radiomir (ma non meno bussole, profondimetri e addirittura un coltello), esemplari ideali per consentire la visibilità in acque profonde e non limpide. Modelli, allora come oggi, caratterizzati dall’ampia cassa in acciaio (47 mm), numeri e indici luminescenti, anse a filo saldate alla cassa, e un movimento meccanico a carica manuale.
Modelli, nati in relazione alle esigenze della Marina, e ancor più perfezionati negli anni successivi. Nel 1938 con la realizzazione di un nuovo quadrante composito, realizzato in bachelite ed ottone, con soli 4 numeri arabi ai punti cardinali e indici rettangolari per le altre ore, ma ancor più nel 1940, con versioni ancor più resistenti alle sollecitazioni subacquee, grazie ad anse e cassa, ricavate da un blocco unico di acciaio. Modelli che ispireranno le Special Edition Radiomir 1940, esposte al Salone dell’Alta Orologeria del 2012.
Un impiego degli orologi Panerai da parte non solo dalle truppe italiane, ma, come segnalano autorevoli fonti storiche, anche da contingenti tedeschi, e. nel dopoguerra, dalla marina egiziana e quella israeliana, entrambe committente per Panerai di orologi subacquei. Da queste versioni e prototipi, come sa ogni panerista che si rispetti, l’Egiziano, nella versione normale e in quella grande, e il prototipo israeliano, per un prodotto a doppio ponte, in cui il secondo a mezzaluna ha la funzione di bloccare la ghiera girevole tramite una levetta.
La storia di Panerai: Gli anni moderni. Dal 1970 all’addio di Zei
Con la morte di Giuseppe Panerai, si assiste ad un’inevitabile rivoluzione del brand toscano. Tutto il know how del gruppo, a lungo coperto da segreto militare, finisce nelle mani, come desiderava del resto lo stesso ultimo Panerai, dell’ingegner Dino Zei, ex ufficiale della Marina e per anni collaboratore dello stesso Giuseppe Panerai. Primo effetto tangibile il cambio della ragione sociale, che dal vecchio “G.Panerai & Figlio” passa nel più contemporaneo in “Officine Panerai Srl”.
Con lui prosegue copiosa la produzione di prodotti per la Marina, in particolar modo attraverso la realizzazione di innovative bussole, capaci di permettere la lettura più precisa anche se non in asse, profondimetri e torce subacquee. Mentre una decina di anni dopo, a metà anni 80′, ecco la progettazione di un orologio, in titanio, impermeabile per grandi profondità. Arriva sino a 1.000 metri! Un gioiellino unico, mosso da un sofisticato movimento ETA automatico, per la prima volta contrassegnato dal logo OP, con Traser (un ulteriore affinamento al brevetto di autoluminescenza Panerai) al posto del consueto trizio per gli indicatori, purtroppo che rimarrà solo a livello di prototipo.
Gli anni 90′ sono ugualmente densi di fatti importanti. Nel 1993, ad esempio, il brand toscano lancia tre serie di modelli in edizione limitata. Ispirati alle versioni realizzate per gli incursori della seconda guerra mondiale, arrivano il Luminor, il Luminor Marina ed il Mare Nostrum, tre modelli che riscuotono un successo immediato, divenendo oggetto di culto per i molti collezionisti.
La storia di Panerai: I calibri Panerai. Dal 1997 ad oggi
Nel 1997 poi si chiude l’era Zei, con Panerai che viene acquisita dal Gruppo svizzero Richemont (cinque anni dopo ci sarà l’apertura di una manifattura in Svizzera, a Neuchâtel). Alla collezione dei Luminor, si affianca anche una preziosa rivisitazione del Mare Nostrum, che rispetto a quello proposto 4 anni prima, viene ridisegnato in una proposta con fondello pieno serrato a vite e la minuteria che ora è situata all’esterno del cerchio delle ore. Il nuovo secolo porterà, dopo decenni nei quali Panerai aveva sempre fatto uso di movimenti dl altri prestigiosi machi (Rolex in primis, ma anche Jaeger LeCoultre), la produzione di movimenti propri.
Il P.2002 è il primo movimento in-house, si tratta di un calibro manuale con funzione GMT e autonomia di ben otto giorni. A questa Manifattura, seguiranno, la P.2003, la P2004, sino a giungere al raffinato Tourbillon del P,2005, con Panerai che reinterpreta questa tradizionale complicazione, attraverso l’utilizzo di un asse, attorno a cui ruotano bilanciere e scappamento, che non è, come da sempre, parallelo al bilanciere, ma diviene perpendicolare, mentre la rotazione della gabbia che da un minuto passa a 30 secondi.
Non meno importanti, gli arrivi dei calibri P.9000 e P.2008. Il primo sviluppato su una serie di modelli Luminor 1950 e Radiomir, il secondo, una sorta di P.2004 2.0, con l’aggiunta al preesistente calibro cronografico monopulsante di una funzione rattrappante, che si traduce in un secondo pulsante, situato ad ore 10.
La storia di Panerai: Il marketing e la partnership con Luna Rossa
Alla base del grande successo di Panerai oggi, anche un marketing che è risultato decisivo per l’esplosione della firma toscana. Fermo restando la qualità che accompagna da sempre i suoi prodotti ( non per nulla Panerai vende orologi, in un’ampia gamma di materiali e colori, che comunque sono repliche stilistiche del Radiomir e del Luminor), fondamentale è stata l’ingresso della componente elvetica nella produzione italiana.
Ad esempio, dal 1997 Panerai produce una serie, a tiratura limitata, denominati Special Editions. Una produzione intenzionalmente limitata dei numeri rispetto a quella che sarebbe la reale richiesta di mercato, proprio al fine di non svalutare il proprio prodotto. Tra le varie serie di edizioni speciali, una delle più note è dedicata (con tanto di autografo sul retro) di Sylvester Stallone.
Non meno significativa, poi, la nascita della partnership con Luna Rossa. Alla base di questa scelta, naturalmente, la volontà di associare il brand ad una competizione in acqua, di mantenere un forte legame con l’Italia e, ovviamente, l’enorme e prestigiosa vetrina che un’imbarcazione come Luna Rossa, e ancor più una manifestazione come l’America’s Cup assicurano. A seguito di questa partnership, tre i modelli realizzati:
- Submersible azzurro 42 mm ( Ref. PAM01209)
- Luminor Marina Specchio blu 44 mm ( Ref. PAM01316)
- Luminor Blu Mare 44 mm (Ref. PAM01085)
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